La parola “metabolismo” (dal greco μεταβολή = cambiamento) sta ad indicare un cambiamento, o più precisamente il complesso delle reazioni chimiche e fisiche che avvengono in un organismo o in una sua parte. Uno dei possibili prodotti del metabolismo è rappresentato dagli ormoni. Un ormone infatti (dalla lingua greca όρμάω – “mettere in movimento”) è un messaggero chimico che trasmette segnali da una cellula ad un’altra cellula.
Queste molecole possono essere di diversa natura: steroidea quindi lipidica, di natura peptidica oppure derivati da amminoacidi. I disturbi causati da una sovrapproduzione o da una carenza di un determinato ormone sono tantissimi, in quanto si viene a perdere quel finissimo meccanismo di equilibrio e precisione insito nel corpo umano. Alcuni dei disturbi ormonali più diffusi interessano la tiroide, l’apparato riproduttore, il sistema nervoso, il pancreas e tanti altri. Ma il metabolismo ormonale è regolato, oltre che dalla genetica, anche da svariati fattori, quali cofattori enzimatici, spesso elementi metallici o ioni, da precursori, come gli amminoacidi, i lipidi, dal supporto di vitamine o anche da elementi chimici necessari alla struttura chimica della molecola.
Da studi scientifici è emerso quanto importante sia l’influenza dell’alimentazione sull’assetto ormonale e quanto particolari alimenti influenzino il nostro metabolismo. L’alimentazione infatti, se si mostra carente di quegli elementi fondamentali, specie nelle prime fasi di sviluppo embrionale, oppure in stati fisiologici delicati così come in periodi di stress, può favorire la comparsa di squilibri ormonali, talvolta ripristinabili, talvolta meno. Per ovviare a ciò, l’alimentazione deve essere preferibilmente volta a cibi naturali, di derivazione biologica e controllata, in particolare scegliere prodotti non importati, soprattutto limitare il consumo di carni che possono provenire da allevamenti trattati con ormoni, scegliere carne controllata e consumarla con moderazione, preferendo le carni bianche e soprattutto preferire le proteine vegetali, quali i legumi o anche derivati della soia (se non ci sono problematiche tiroidee), che rappresentano un’ottima alternativa alle proteine animali. La scelta di mangiare frutta e verdura deve andare di pari passo con la consapevolezza di ciò che si acquista. Tanto più consumiamo frutta e verdura di stagione, tanto più teniamo alla larga conservanti, pesticidi e ormoni aggiunti. Ma analizziamo nel dettaglio alcune problematiche ormonali connesse con il cibo. Negli ultimi anni sono cresciute le percentuali di soggetti affetti da particolari squilibri ormonali, in correlazione con le abitudini alimentari e la localizzazione geografica. Per questo motivo sono aumentate le ricerche nel campo della contaminazione alimentare e si è visto che alimenti arricchiti di stimolanti, quali l’ormone della crescita, causano, nei soggetti che si nutrono di questi alimenti, un notevole aumento di problemi e disfunzioni ormonali, in primo luogo disfunzioni nella sfera sessuale.
Pertanto è necessaria la massima attenzione nell’acquisto e nella scelta degli alimenti. L’ovaio policistico (PCOS) ad esempio, è una patologia di cui sono affette 1 donna su 10, le cui origini non sono molto definite, ma che provoca un’irregolarità nel ciclo mestruale, spesso causa infertilità e predisposizione a danni cardiovascolari. L’ovaio policistico è associato spesso ad iperinsulinismo, una insulinoresistenza e talvolta una ridotta tolleranza al glucosio. Pertanto l’insulina non riesce nei soggetti affetti da PCOS a metabolizzare zuccheri, grassi e a modulare le infiammazioni, quindi più che mai i ricercatori hanno individuato nella dieta la forma di prevenzione dell’iperinsulinismo associato ad ovaio policistico. La frutta, la verdura, i cereali integrali, la limitazione degli zuccheri, una supplementazione di minerali quali lo zinco ed il manganese, sono alla base di un’alimentazione volta a far scendere il peso ponderale della paziente affetta da PCOS. Anche nella menopausa il cibo gioca il suo ruolo fondamentale. La menopausa è un evento fisiologico che provoca una serie di mutamenti nella donna che riguardano gli aspetti trofici, metabolici, sessuali e psicologici, con una serie di manifestazioni che variano a seconda della persona e possono essere più o meno marcati. Alla menopausa si associano disturbi ormonali, che determinano modificazioni sia fisiche che endocrine. Molti studi di scienze della nutrizione hanno rivelato che, in età di premenopausa, l’introduzione di cibi contenenti fitoestrogeni determina un graduale compenso della progressiva diminuzione di estrogeni endogeni. Gli isoflavoni sono ritenuti i fitoestrogeni migliori. Fonti alimentari ricche in fitoestrogeni sono la soia, i legumi, i cereali, le noci e, anche se in quantità minore, molti tipi di frutta e verdure. La soia e tutti i suoi derivati come la farina, il latte di soia, il tofu, ma anche il trifoglio rosso, rappresentano le principali fonti di fitoestrogeni appartenenti alla categoria degli isoflavoni. Le funzioni svolte dai fitoestrogeni sono molteplici. Gli isoflavoni, in particolare, regolano naturalmente la produzione ormonale corporea, quindi risultano molto utile per le donne poiché garantiscono un corretto e regolare equilibrio ormonale. Uno studio clinico condotto per valutare l’effetto degli isoflavoni sul metabolismo osseo, ha confermato che gli isoflavoni sono in grado di ostacolare l’osteoporosi nella donna in menopausa. Gli isoflavoni hanno dimostrato di inibire la crescita di cellule umane di cancro al seno e al polmone. Inoltre, un uso regolare delle proteine della soia può abbassare il colesterolo nel sangue e i livelli di trigliceridi dal 10% al 15%. L’apporto giornaliero ideale è stato stimato intorno ai 40-60 mg. Il raggiungimento di tale soglia è garantito dal semplice consumo di alimenti ricchi in fitoestrogeni, come la soia, i legumi in genere e gli alimenti integrali. Il consumo di questi alimenti, nel contesto di una dieta equilibrata, è l’arma migliore per prevenire le forme tumorali estrogeno-dipendenti.
Così come nella donna è molto influente l’azione del cibo sulla regolazione ormonale, lo stesso vale anche per l’uomo. La produzione di testosterone è regolata da altri segnali ormonali che partono dalla ghiandola pituitaria, sollecitata dall’ormone ipofisario GRH, a secernere ormone LH, che stimola i testicoli. Con l’avanzare dell’età, diminuisce ovviamente la produzione di testosterone, ma in realtà l’influenza non è data solo dall’età anagrafica ma anche dalle modificazioni fisiologiche che ad essa si accompagnano e che potrebbero, attraverso una adeguata prevenzione, essere limitate o quantomeno rallentate. In particolare, un pessimo stile di vita alimentare determina obesità, accompagnata dall’accumulo di cellule adipose. Quest’ultime, a loro volta, favoriscono la produzione dell’enzima aromatasi, che trasforma il testosterone in estrogeni; a sua volta la carenza di testosterone incrementa ancora di più l’accumulo adiposo. L’aromatasi viene inibita dall’azione dello zinco. Tra gli alimenti ricchi di zinco ricordiamo Il pesce, il latte, le uova e alcuni legumi. Inoltre l’assunzione di alcol, l’intossicazione da farmaci o da altre tossine, interferiscono con il metabolismo epatico, determinando l’impossibilità di metabolizzare gli estrogeni e quindi causandone l’accumulo in circolo con una conseguente competizione testosterone / estrogeni. Quando si abbassano i livelli di testosterone aumentano quelli di estrogeni ma anche quelli del cortisolo, che ha effetti degenerativi sul sistema immunitario e nervoso.E’ quindi evidente quanto importante sia il ruolo svolto dall’alimentazione nella regolazione ormonale e quanto il buon cibo possa tenerci alla larga dallo sviluppo di eventuali patologie.
]]>
Interessantissimo articolo!! Volevo chiederle quali sono gli alimenti assolutamente da evitare e quelli consigliati in caso di malattia autoimmune alla tiroide?